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updated: May, 31st, 2013

- Ilaria Alpi - 1994 -
- Le false accuse - Famiglia Cristiana - L'Espresso - Repubblica -

La nota vicenda.
Ecco alcuni stralci.
"Al riguardo ci riferiamo alle ulteriori archiviazioni (anni 2009/2011) per le false storie sullo spiaggiamento della motonave “Jolly Rosso”, sull’affondamento della nave Rigel verificatosi nel 1987, su quelle a carico dell’ENEA di Rotondella, nonché su quelle per l’autoaffondamento delle cosiddette “navi a perdere”, nonché per l’ulteriore archiviazione sulle iniziative dell’ing. Giorgio Comerio:
un fallimento istruttorio generalizzato, che ha interessato le Procure di Reggio Calabria, di Potenza, di Catanzaro e di Paola, e che ha definitivamente evidenziato la non rilevanza penale degli accadimenti e la totale falsità del predetto teorema omicidiario.

Mentre le predette Procure hanno concluso le loro investigazioni con un impegno encomiabile, la inerzia assoluta della Procura di Roma ha sostanzialmente favorito, così come si era verificato per analoghe denunce precedenti, quasi tutte destinate all’archivio, la prosecuzione della mistificazione e la vergognosa semina di veleni, da parte della bene individuale “Centrale giornalistica di depistaggio mediatico”, impegnata ad affermare il falso sul vero, così come ha inopinatamente accertato la citata Commissione parlamentare di inchiesta Alpi (pag. 673 della Relazione Finale).

Diffamatori e calunniatori di cui il Presidente della Commissione, lo stesso giorno dell’approvazione della Relazione – 23/2/2006 – ha indicato per nome e cognome e per testata giornalistica, per come documentato dalla denuncia/querela di Giancarlo Marocchino (in particolare i giornalisti di Famiglia Cristiana e de L’Espresso; ai quali la stessa relazione dedica più pagine (da pag. 619 a pag. 623) accusandoli in modo specifico di aver sfruttato vari affabulatori, tutti accertati calunniatori, proprio allo scopo di far prevalere il falso sul vero, costruendo una filiera di mistificazioni che non hanno precedenti nella storia della Repubblica Italiana (vedi pag. 675).

Nè alcun commento viene fatto in relazione ai risultati conseguiti dalle 7 Procure della Repubblica che hanno indagato sul traffico di armi e di rifiuti (Torre Annunziata, Asti, Milano, Roma, Reggio Calabria, Paola e Potenza), nonché sulle conclusioni delle 4 Commissioni parlamentari di inchiesta che indagarono nel corso della XIII e XIV Legislatura, proprio sui temi della malacooperazione e dei traffici di armi e di rifiuti, e meno che mai per quanto riguarda le motivatissime conclusioni della Commissione parlamentare Alpi-Hrovatin, secondo la quale il duplice omicidio fu un “mero atto banditesco contra intertam personam” a fronte di un deserto probatorio totale, circa la valenza del ricordato teorema omicidiario (da pag. 674 a pag. 670), laddove letteralmente si scrive: “il traffico di armi e il traffico di rifiuti tossico e/o radioattivi e la malacooperazione, non possono costituire, non solo sul piano strettamente probatorio, ma nemmeno su quello delle illazioni o della congettura, fonte di consapevolezza causativa della uccisione dei due operatori dell’informazione, in quanto portatori del pericolo della divulgazione”, per concludere: “Deserto probatorio assoluto per quanto concerne e il traffico dei rifiuti e il traffico di armi”, nonché:
“deserto probatorio assoluto sulle causali da cui far provenire la consapevolezza di fatti e di circostanze”.

Un fatto è certo: il perdurare dell’inchiesta, pare a tempo indeterminato, rende un servizio prezioso proprio a favore dei noti depistatori, tutti i soliti, tutti notori e chiaramente individuati, tutti ancora impegnati a scrivere migliaia di articoli, libri in continuazione (fino a tutto l’anno 2011), a organizzare tavole rotonde e a motivare gli annuali Premi Giornalisti Ilaria Alpi a Riccione, ai quali poter convocare tutto il giornalismo italiano, con un battage enorme protratto senza soluzione di continuità.

Il tutto sempre supportato ricorrentemente dal TG3, anche lui considerato in posizione apicale nella centrale di depistaggio.

Troviamo i loro nomi – ne parleremo in seguito – costantemente evocati nei tanti servizi giornalisti: Francesco Elmo, Aldo Anghessa, Luciano Porcari, Guido Garelli (l’unico a non prestarsi al mendacio), Giampiero Sebri (condannato su querela di Giancarlo Marocchino a due mesi di reclusione dal Tribunale di Alba con sentenza del 5/6/2005 per il reato di diffamazione e a tre anni di reclusione dal Tribunale di Roma con sentenza del 27/4/2007, per il reato di calunnia!) e per finire Francesco Fonti, il più falso di tutti, sbugiardato da una generalizzata archiviazione su tutte le sue mendaci storie costruite avendo come unici interlocutori proprio i tre giornalisti di Famiglia Cristiana, Luciano Scalettari, Alberto Chiara e Barbara Carazzolo e il giornalista de L’Espresso Riccardo Bocca, tutti dei settimanali considerati in posizione apicale nella centrale di depistaggio e tutti accusati dalla Commissione parlamentare di inchiesta Ilaria Alpi e Miran Hrovatin di “vera e propria malafede” (pag. 623 della Relazione Finale), proprio per lo “sfruttamento” dei medesimi.

Questa operazione di depistaggio continua giorno dopo giorno.

Continua la Commissione parlamentare: “l’abilità dimostrata da questa grande ed imperterrita strategia è stata di altissimo livello, sfruttando la vanità di Magistrati desiderosi solo di acquisire a basso costo un’alta visibilità”.

Si scatenano i depistatori, giornali, settimanali, TG3, gli editori di libri, in Italia e all’estero e in particolare si mobilita, la nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e attività illecite ad esso connesse, presieduta dall’On.le Gaetano Pecorella e ricostituita nel corso della presente legislatura e si scatenano il Governo, l’antimafia e gli enti locali della Calabria, disponendo accertamenti e verifiche che arrivano allo stesso risultato: un deserto probatorio assoluto e la totale inaffidabilità del Fonti, al punto da considerare il CASO CHIUSO!

Il tutto con un dispendio di risorse enormi per centinaia di milioni di euro resi necessari a carico dell’erario persino per gli accertamenti in fondo al mare, oltre che, per come già detto, per 60 mila sondaggi su 150 km d territorio della Basilicata.

Ci si trova di fronte a un cumulo di menzogne che non riguardano solo i pretesi trasporti di rifiuti e l’opera di autoaffondamento delle navi per la fattività malavitosa del Fonti, ma che riguardano anche altre storie falsamente inventate, quali quella:
- sullo spiaggiamento della MN/Jolly Rosso avvenuto sulle coste di Amantea in Calabria, il 14/12/1990,
- sull’autoaffondamento della nave Rigel avvenuto nel 1987;
- colpevolizzando e demonizzando lo scienziato ing. Giorgio Comerio;
- nonché su pretesi affondamenti di siluri costruiti da costui contenenti rifiuti nucleari e seppelliti nei fondali dell’Oceano Indiano prospicienti 1994 (cioè dopo la morte di Ilaria Alpi), quel Giorgio Comerio colpevolizzato anche per un preteso rinvenimento a casa sua il 15/6/1995 di un certificato di morte di Ilaria Alpi, che invece ha portato alla denuncia penale contro il S.Procuratore della Procura di Reggio Calabria dr. Francesco Neri, per falsa testimonianza avanti al Tribunale Penale di Roma, su decisione della Commissione parlamentare di inchiesta Alpi che ne parla dettagliatamente da pag. 602 a pag. 605 della sua Relazione.

Quel Giorgio Comerio contro il quale il giornalista Riccardo Bocca aveva scritto una sequela di ben 12 articoli dal 10/6/2004 fino alla immediata vigilia dell’apparizione del memoriale del Fonti sul suo L’Espresso (2/6/2005), accusandolo di questi pretesi traffici di armi e di rifiuti, di una tale gravità che la Commissione parlamentare di inchiesta Alpi ha disposto una approfondita indagine risoltasi con una smentita generalizzata delle storie raccontate da quel settimanale e dal suo giornalista per come fa fede quanto scritto a pag. 385 della Relazione Finale.

Proprio il fallimento di questa indagine in ambio parlamentare (dopo la rimessione alla Autorità Giudiziaria delle dichiarazioni, ritenute “contra verum” rese dal PM dr. Neri: vedi pag. 602/604 della Relazione) ha reso necessario il memoriale del Fonti stampato il 2/6/2005, allo scopo di riaccreditare tutto il mendacio accumulato contro l’ing. Comerio.

Quel Giorgio Comerio che il Fonti arriverà addirittura a dichiarare di aver incontrato casualmente in un ristorante a Cetinje nel Montenegro, in compagna di una donna, potendo poi combinare subito enormi traffici di armi: altra spudorata menzogna!

Tutta una filiera di invenzioni del Fonti che riteniamo essergli state suggerite, non potendo conoscere i particolari riferiti, ben noti, però, a giornalisti.

Ripetiamo che ci appare di particolare rilievo anche la considerazione fatta dalla Commissione parlamentare di inchiesta Alpi nei riguardi del Bocca, il quale ha rifiutato di rispondere alle tante domande sui suoi rapporti con il Fonti, tanto che il Presidente della Commissione stessa lo ha definito: “Testimone reticente e inescusabile”.

Rifiuto del Bocca a rispondere al riguardo anche davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, tanto che le Commissioni stesse hanno concluso sostenendo che dovrà rispondere dinanzi alla autorità competente.

L’obiettivo appare chiaro: non chiude la istruttoria sul caso Somalia-Alpi-traffici illeciti e quindi tenerla in vita, ancorché moribonda, praticamente a tempo indeterminato, malgrado il precedente istruttore dr. Franco Ionta ne avesse già chiesto l’archiviazione.

Si tiene in piedi, a nostro sommesso parere – lo abbiamo già scritto – un otre gonfio di vento, senza indursi a quelle investigazioni che la Commissione parlamentare aveva caldamente sollecitato, una volta accertata la consistenza e la falsità delle piste costruite solo dalla fantasia dolosa di un certo giornalismo di assalto.

E solo in tal modo che si può giustificare il perdurare della istruttoria sul caso Alpi.

Tutto è stato detto dalla Relazione Finale della Commissione parlamentare di inchiesta Alpi e nulla ad oggi sembra essere emerso per contestare le sue conclusioni circa gli aspetti mistificatori di una operazione definita “sicuramente criminosa”, quella cioè del linciaggio mediatico (pag. 673).
Così questo linciaggio, spregiudicatamente e impunemente, può continuare esasperando persone innocenti fino al limite dell’incredibile, per come evidenziati dai dati che emergono da internet, che, per come riferito, al solo nome di Ilaria Alpi si avvicinano alle 500 mila unità. Una enormità!

Si badi bene: non ci si trova di fronte ad ipotesi investigative, ma alla costruzione e diffusione di fatti concreti addebitati a precise persone, sapendo della loro innocenza e continuando ad accreditarli malgrado siano stati accertati come falsi.


Avv. Stefano Menicacci - Il testo Completo:
Ufficio giudice Indagini preliminari


La macchina del fango:
La macchina del fango - 1994 -


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